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Carlo CambiGiornalista enogastronomico “Tra Aristofane e l’infinito
Mi tocca di scomodare Aristofane. Conoscete? È un signore che più o meno 25 secoli fa anticipò Pirandello. Scriveva commedie profonde in quella Grecia dove gli uomini guardavano alla physis non come la traduciamo noi semplicemente natura, ma come principio e causa di tutte le cose. Pensate che Eraclito quello del panta rei, tutto scorre, la intende (a ragione) come il divenire del mondo. Ebbene con Aristofane dirò che “bevendo gli uomini migliorano: fanno buoni affari, vincono le cause, sono felici e sostengono gli amici”. Più o meno così è capitato a me incontrando quelli che allora erano due ragazzi. Avevano passione e talento, ma soprattutto avevano visione. Si chiamavano e ancora e per mille anni si chiameranno Chiara Tuppy e Massimo Del Mestre. Non abbiamo mai fatto buoni affari, e di cause, a cominciare dal tentativo di dare organicità alle strade del vino del Friuli Venezia Giulia, ne abbiamo perse, ma siamo stati spesso felici insieme e siamo profondamente amici. Ora con l’età mia che è avanzata sono loro che sostengono me, all’inizio del nostro incontro fu il contrario. Com’è giusto che sia, perché tutto scorre. Loro chiedevano a me che del Turismo del Vino avevo tenuto battesimo e io cercavo di rispondere. Ho detto tutto giusto? Non so, ma i risultati di Massimo e Chiara mi confortano e, lo sussurro, un po’ m’ inorgogliscono. Abbiamo passato notti e trascorso fiumi di Tocai (non chiamatelo Friulano, almeno non nel vostro intimo ché il modo ancor m’offende anche se in termini di promozione è stato un gran vantaggio lo scippo ungherese) a ragionare di come andasse raccontato il vino, di come far fare esperienza dei territori alle persone perché conseguissero la consapevolezza del valore culturale del vino, della fatica materiale e della dedizione sentimentale necessarie per produrlo. Loro sono stati preparati e ostinati a dissodare la terra dura dell’indifferenza, a dare al Turismo del Vino un’anima e una veste imprenditoriale. Li ho visti fondare la Avant ed in effetti sono sempre stati un passo avanti. Sono a loro debitore di vere felicità e di autentiche soddisfazioni quando abbiamo cominciato con i corsi sul turismo del vino, dell’accoglienza in cantina, anche sulle ragioni di business per farlo, e questo mi ha portato altri amici, altre consapevolezze, altre esperienze. Se il mondo del vino avesse compreso pienamente il valore dell’esperienza friulana portata avanti da Massimo e Chiara probabilmente sarebbe migliore. Di certo i produttori del Friuli Venezia Giulia a questi due ex ragazzi oggi preparati e determinati professionisti che hanno affinato competenze senza mai perdere l’entusiasmo che il lievito di qualsiasi conoscenza, devono la consapevolezza – anche in termini di profittabilità – che oltre la bottiglia c’è di più, che nella bottiglia c’è di più. Li tengo come quasi figli nel mio cuore, li stimo come colleghi nel mio mestiere, li agisco come amici nella vita. Perché hanno valore e danno valore. E la physis? C’entra eccome: il nostro è stato un naturale divenire di eventi, con la generazione da parte loro di nuove idee (l’ultima Vinodilà è davvero ciò che mancava nel vino italiano per costruire consapevolezza di valore culturale ed economico dell’impresa vitivinicola) col camminare insieme terreni culturali talvolta impervi, ma sempre più fertili. Consapevoli che la vendemmia migliore è sempre la prossima. Stando sempre un po’ più Avant!”